Sulla strada


Ieri parto con quattro amici per un’escursione nel Parco dei Cento Laghi. Punto di partenza, Lagdei.
Cominciamo a camminare, ma ho lo stomaco rovesciato e una nottataccia nella schiena. Decido di desistere e torno a Lagdei.
Sono le 10. Se va bene il resto della truppa tornerà alle 18 e, prima di arrivare a Genova, bisogna passare da Cremona a riaccompagnare una persona.   Scelgo di rientrare a casa per conto mio. Stazioni più vicine sono  Berceto o  Pontremoli e per arrivarci non ci sono mezzi pubblici.
Il treno passa alle 15:03 da Pontremoli, ho quasi 4 ore e mezza davanti: decido di tentare l’autostop. Alla peggio aspetterò gli altri in valle.
Chi abbia mai provato a chiedere un passaggio in macchina o ospitalità in casa a sconosciuti sa di cosa parlo, è una delle esperienze più belle che si possano vivere, perché, accanto a qualche indifferente o maleducato, poi finisce che trovi sempre persone straordinariamente gentili e disponibili.
L’autostop poi insegna tutta una serie di cose, quando vedi passare un’auto, capisci subito dal modello e dai passeggeri se si fermeranno o no.
Con le auto di lusso o nuove di pacca, nulla da fare. Ottimi 4x4, furgoni, macchine scassate in genere.  Più disponibili quelli che viaggiano da soli, poco le coppie, un po’ di più le famiglie.
Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, concludo che è improbabile trovare qualcuno che vada sino a Pontremoli o a Berceto, e decido per la politica dei piccoli passi.  Alle 10.40 fermo un pick-up 4x4. L’autista è un ex-forestale che ha deciso di restare a vivere in valle. Mi può portare sino al primo paese, Bosco.  Accetto. Ci fermiamo a caricare un po’ di legna, parliamo di come la gente abbia lasciato la montagna, ma forse tornerà, e di formaggi.
Scendo al bivio poco sopra Bosco. Ora devo trovare qualcuno che mi porti al Passo Silara e andare verso Berceto (il Passo Cirone, verso Pontremoli è chiuso).
Dopo una mezzoretta, si ferma una Subaru 4x4 (cvd). A bordo una coppia di anziani signori: lui con Stetson, camicia a quadri, pantaloni mimetici e foulard. Lei un po’ meno originale, legge la Gazzetta di Parma. Vanno al Passo del Cirone, mi lasceranno in cima.  Lui mi spiega che è chiuso solo per modo di dire perché si passa benissimo. Decido di rischiare, alla peggio vado a piedi per una decina di km sino al primo paesino, Pracchiola.
Dallo stereo esce qualcosa che ricorda molto gli Shadows.  I due mi raccontano di essere “ex cittadini” venuti a vivere in montagna per scelta, non appena andati in pensione.  Li invidio da matti.  Alla fine arriviamo al Passo Cirone, la strada in salita è parecchio rovinata, ma l’interruzione è sul versante Lunigiana, dopo qualche centinaio di metri. Incredibilmente, decidono di accompagnarmi sino a Pracchiola, che non è proprio vicino, saranno quasi una decina di km in discesa.  Sono davvero gentilissimi.
Scendo. E’ l’una, intanto; ora non resta che trovare qualcuno che scenda a Pontremoli ma l’orario è proprio infelice. Il passo, ufficialmente, è chiuso: da lassù non arriverà nessuno e quindi posso contare solo su chi, dal paesino, deve rientrare a valle. A quest’ora, però, sono tutti a tavola… Aspetto, ormai abbastanza rassegnato a perdere il treno. Dopo 45 minuti rosolando sul guardrail senza vedere anima viva, ecco che spunta un altro pick-up, anche lui 4x4. Bene! E’ un po’ carico… a bordo un’intera famiglia. Li fermo. Il padre, al volante, mi fa un sorrriso: “Se non le dà fastidio il cane, ci stringiamo”. Detto fatto, carico lo zaino nel cassone e salto su, seduto accanto al figlio con in braccio un cuccioletto bianco-grigio. Non sono molto loquaci, scambiamo solo due parole sui rispettivi cani. Però in  una ventina di minuti mi portano a Pontremoli, con un bell’anticipo sul treno che devo prendere.
La stazione e il locale Parma-La Spezia sono due fornaci.  Il treno ciondola stancamente sino a Spezia, sembra lo faccia apposta. Arriviamo strisciando a due all’ora sul binario 1, riuscendo a prendere quel tanto di ritardo necessario per mettere a rischio la coincidenza.
Arranco sino al cinque, dove il mio regionale “veloce” sta salpando verso Torino.  “Velocità” significa un’ora e mezza per arrivare dalla Spezia a Recco, fermandosi dovunque. Però è bello vedere che ci sono persone che a fare il bagno in riviera ci vanno col treno, compresi due giovani genitori con un bimbetto di qualche mese che mi sorride.
Arrivo a casa spompatissimo, ma felice perché così riusciamo festeggiare insieme Marina (è la festa della mamma!).

La gita è saltata (visto come è andata ai miei soci, meno male, vien da dire: alle 22:30 erano ancora a Cremona…) ma la giornata non è stata inutile.  Un bel giretto in autostop, una serata a chiedere ospitalità in casa d’altri, ogni tanto, dovremmo riprovarli.  Fa tornare la voglia di credere che, in fondo, la maggior parte delle persone sono buone e generose.

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