Eros e Psiche
Il café philo è una delle avventure più belle che mi siano capitate
negli ultimi anni. Pensare,
confrontarsi, discutere insieme di filosofia è una cosa senza prezzo. Soprattutto perché a parlarne siamo noi che
filosofi non siamo; ma certamente siamo, nel nostro piccolo, cercatori di verità. Probabilmente, Socrate, dal posto
dove si trova ora, sarebbe contento di vedere che, 2500 anni dopo, persone comuni onorano con tanta passione quella sofia che lui stesso insegnava.
Si parlava, l’altra sera, di
questo daimon che, secondo quello che Platone fa dire allo stesso Socrate, ci spingerebbe a una continua cerca di un qualcosa che ciascuno di noi
sente come mancante a sé stesso. Il tema è splendido, perché credo vada a toccare la radice profonda della nostra umanità. L’uomo è per sua natura
un essere agitato, insoddisfatto.
E le persone che avvertiamo come vive sono proprio questi cercatori di verità: uomini e donne che hanno scelto di fare i conti con questo fuoco interiore e non hanno voluto soffocarlo o ignorarlo. Persone
che hanno seguito percorsi di tutti i
generi: si va da San Francesco a Van Gogh, da Socrate a Ian Curtis. Persone
diverse, scelte diverse, percorsi ed esiti diversi, ma che comunque irradiano questo
chiarissimo senso di verità e di profonda umanità.
Non sono, non mi considero una
persona di cultura. Ricordo poco quello che ho studiato. E non mi sono mai
dedicato a letture profonde. Mi piace però condividere quel poco che mi viene in mente, proprio
perché questo poco è sideralmente lontano dalla cultura ufficiale. E, quindi, in qualche modo testimonia che quella cerca di cui Platone parla per bocca di
Socrate, ancor oggi, è al centro di tutto quello che di buono c’è da leggere, da
vedere e da ascoltare anche nel nostro, barbaro, mondo.
E allora, potrei dire che l'idea
della strada come luogo dello spirito
e non solo, come urgenza di movimento in cerca di qualcosa di perduto, è
centrale in tanti grandi autori contemporanei, scrittori e musicisti (che sono
poi un po’ i poeti di oggi).
Sulla strada, in cerca, di qualcosa, c’è la compagnia dell’anello di Tolkien, ci sono i beatnik di Jack Kerouac, gli uomini polverosi di Cormac Mc Carthy e i personaggi smarriti di Murakami Haruki.
Sulla strada, in cerca, di qualcosa, c’è la compagnia dell’anello di Tolkien, ci sono i beatnik di Jack Kerouac, gli uomini polverosi di Cormac Mc Carthy e i personaggi smarriti di Murakami Haruki.
L’idea dell’andarsene altrove, in
cerca di un senso di sé smarrito od oppresso è presentissima in tanti film di
tutti i generi e nazionalità. Mi vengono
in mente, a caso, l’andar via (o il restarci) dei personaggi di Salvatores in Marrakech Express e Mediterraneo,
i cavalieri pallidi e gli stranieri senza nome di Clint Eastwood, i viaggi
iniziatici di Fandango e Moonrise Kingdom e la fuga interrotta
dei fuorilegge nel mondo rovesciato de Il
mucchio selvaggio.
Anche nel rock,
personaggi e canzoni, quando non sono semplici macchiette, raccontano proprio
questa storia.
Jackson Browne, un po’ il paradigma del cantautore
westcoastiano, a fine anni ’70, in Your
Bright Baby Blues ci racconta così il suo sentirsi di altrove:
'Cause I've been up and down this highway
Far as my eyes can see
No matter how fast I run
I can never seem to get away from me
No matter where I am
I can't help feeling I'm just a day away
From where I want to
be
Neil Young, poco dopo ci ricordava che Rust Never Sleeps e
It’s better to burn out
Than to fade away
Ma, come sapete, io sono seguace di una religione
musicale monoteista. E quindi vi voglio raccontare del mio preferito, che canta
di un runaway American dream e di
viaggi verso una Land Of Hope And Dreams.
Nei primi dischi, i
personaggi che agitano le canzoni di Bruce Springsteen (un po' più
autobiografiche che negli anni successivi) sono giovani sul piede di
partenza, che chiedono alla Rosie o alla Mary di turno di saltare a bordo per
andare "da qualche altra parte"
Il motore di queste partenze
, però, è ben chiaro:
Rosalita, jump a little lighter
Senorita, come sit by my fire
I just want to be your lover, ain't no liar
Rosalita, you're my stone desire
E anche la destinazione - a pretty little place in Southern California
down San Diego way- è, tutto
sommato, minimale. Una fuitina con la ragazza più sexy del
quartiere e poco più. Se proprio volessimo pensare come il Platone del
Simposio, lo chiameremmo Eros. Il
desiderio fisico, l’amore carnale come via d’uscita da imboccare e percorrere tutta
d’un fiato per riuscire a sentirsi vivi.
Basta poco, però, perché la questione cominci a cambiare. Un paio di
anni dopo, lui è sempre seduto sulla sua auto. Al posto di Rosie, c’è una certa
Mary, che lo aspetta in veranda. L’invito ha, però, altri toni:
These two lanes will take us anywhere
We got one last chance to make it real
To trade in these wings on some wheels
Climb in back,
Heaven's waiting down on the tracks
E le ragioni di questa fuga sono del tutto inedite:
It's a town full of losers
And I'm pulling out of here to win.
(Thunder Road)
Poco dopo, in un altro pezzo, si scopre che anche la destinazione è completamente diversa. Lei si chiama Wendy, e questa è la promessa che le fa il protagonista:
Someday girl I don't know when we're gonna get
to that place
Where we really want to go and we'll walk in
the sun
But till then tramps like us baby we were born
to run....
(Born to Run)
La passione è, allora, il cammino che ci può portare, via di qua, a camminare
nel sole? Non è del tutto scontato. Il
tempo, le delusioni, l’amarezza possono trasformare in un estraneo anche quella
che credevamo la nostra metà perduta. The
River parla per immagini, ci racconta di due giovani amanti appassionati, di un
matrimonio riparatore e della disillusione di un sogno svanito senza un perché.
Il dolore, qui, morde forte:
But I remember us riding in my
brother's car
Her body tan and wet down at the reservoir
At night on them banks I'd lie awake
And pull her close just to feel each other
breath she'd take
Now those memories come back to haunt me
They haunt me like a curse
Is a dream a lie if it don't come true
Or is it something worse that sends me
Down to the river though I know the river is
dry
(The River)
Un paio di dischi dopo, in Nebraska,
l’assenza riempie le vite dei disperati protagonisti delle canzoni. Direttamente
dalla sedia elettrica, mentre aspetta che qualcuno schiacci l’interruttore che spedirà la sua anima in quel grande vuoto
un serial killer ci racconta i suoi perché:
Me and her went for a ride sir and ten innocent
people died
From the town of Lincoln Nebraska with a sawed
off .410 on my lap
Through to the badlands of Wyoming I killed
everything in my path
I can't say that I'm sorry for the things that
we done
At least for a little
while sir me and her we had us some fun
E dopo una rassegna di personaggi che non sono riusciti a scoprire un senso nelle loro esistenze, A Reason To Believe conclude amaramente:
Now Mary Lou loved Johnny with a love mean and
true
She said baby I'll work for you everyday and
bring my money home to you
One day he up and left her and ever since that
She waits down at the end of that dirt road for
young Johnny to come back
Struck me kinda funny funny yea indeed
how at
the end of every hard earned day
you can
find some reason to believe
E’, dunque, semplicimente buffo che qualcuno trovi
qualcosa o qualcuno in cui credere o che possa essere una risposta ai nostri
perché?
E malgrado le delusioni, gli
errori, i fallimenti esiste questo qualcosa?
Diversi anni dopo, in Land Of Hope And Dreams i protagonisti non sono più due ragazzi innamorati che
scappano di casa, ma un uomo e una donna adulti. Lei non sa dove andare, sa
solo di non voler tornare indietro. Se sei stanca, dice lui, appoggia la testa
sul mio petto, lascia indietro il dolore, perché domani ci sarà l’alba e
l’oscurità sarà finita, e arriveremo in una terra di sogni e speranze:
Well, you don’t know where you’re goin’ now
But you know you won’t be back
Well, darlin’ if you’re weary
Lay your head upon my chest
We’ll take what we can carry
Yeah, and we’ll leave the rest
Big wheels roll through fields
Where sunlight streams
Meet me in a land of hope and dreams
Well, I will provide for you
And I’ll stand by your side
You’ll need a good companion now
For this part of the ride
Leave behind your sorrows
Let this day be the
last
Tomorrow there’ll be sunshine
And all this darkness past
Big wheels roll through fields
Where sunlight streams
Meet me in a land of hope and dreams
Sono, quindi, sempre un uomo e una
donna che partono assieme in cerca di qualcosa. Da soli, sembra dirci, Springsteen, non se ne parla nemmeno, perché la solitudine è comunque disperazione. Ma, ora, l’amore tra di loro è
cambiato. Non è più il daimon che
faceva gridare alla tua ragazza come sit
by my fire. E’ un amore che non
ignora l’ eros ma è diventato
qualcosa di più e di diverso. Dall’eros è
partito, ma di lì ha saputo prendere i passi per diventare un percorso di crescita
e di scoperta di sé, al fianco di
qualcuno che abbiamo prima desiderato, ma poi scelto e voluto.
I protagonisti li ritroviamo così
qualche anno dopo:
Well, there's just a spark of campfire left
burning
Two kids in a sleeping bag beside
I reach 'neath your shirt, lay my hands across
your belly
And feel another one kickin' inside
I ain't gonna fuck it
up this time
It's been a long time comin', my dear
It's been a long time
comin', but now it's here
C’è voluto un mucchio di tempo, dice il protagonista, ma ora l'ho capita, e non
manderò tutto a farsi fottere. Non ci sono più fiumi asciutti ma un fuoco da campo, il vento che soffia piano e Cassiopea che sorride dall'alto. E noi due. Perchè questo è quello che voglio.
E, qui, nel percorso tra passione
e volontà consapevole ripassiamo la palla alla filosofia e.. alle prossime
chiacchierate!
Commenti
Posta un commento