Lost In The Dream
I War On Drugs potrebbero essere i primi, dopo molti anni, ad
entrare nel ristretto gruppo dei grandi. Di quelli, per capirci, che hanno
fatto la storia di questa musica.
Se andate in rete a leggere qualche recensione di questo album, scoprirete
che i paragoni illustri si sprecano. In
ordine sparso sono citati: Dylan, Petty e Springsteen; Neil Young e i Wilco; i Dire Straits e i Pink
Floyd; la psichedelia e lo shoegazing; il synth-rock anni 80, i Fletwood Mac, gli Smiths e persino i Popol Vuh. Di mio aggiungerei qualcosa dei Waterboys, la
voce di Willie Nile e l’amosfera dei migliori U2 di metà anni 80.
Quando vengono scomodati così
tanti nomi, è evidente che ci si trova davanti a qualcosa di grande; e a
qualcosa che in qualche modo rappresenta un oltre
rispetto al passato.
Questo disco è una gemma rara. Uno dei migliori (o,
probabilmente, il migliore) che ho ascoltato negli ultimi anni. A conquistarmi, ci ha messo 10 secondi. I primi di “Under The Pressure” che lo apre.
Musica da grandi spazi: poche note di chitarra
sospese, poi un piano alla New Year’s Day prende in mano la canzone: una
classica ballata mid-tempo che potrebbe uscire da un qualsiasi (bel) disco del
Boss o di Petty, ma immersa in un atmosfera rarefatta, quasi ambient. Un mood familiare, eppure nuovo. Come se qualcuno avesse finalmente deciso di
prendere il testimone dei nostri eroi e di provare a fare un po’ di strada in
avanti.
E così, per i fan di Bruce Springsteen è sin troppo facile
immaginare Eyes To The Wind, Lost In The Dream e Burning come tre grandi
canzoni che il Boss ha dimenticato di scrivere.
Qui suonano come se fossero cantate da Tom Petty e prodotte da Brian
Eno. Non male, no?
E quindi un disco e un gruppo che meritano largamente tutti
gli elogi che leggerete. Il tempo ci dirà se questo disco sarà stato un
episodio o qualcosa di più importante.
In attesa di saperlo,facciamoci accompagnare da questa
bellissima musica, e torniamo, finalmente, a sognare e a perderci nei nostri sogni.
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