L'appetito vien mangiando
Salendo al Passo Gardetta |
Intanto, si uniscono A. e L., i quali nulla sanno del reale obiettivo
del bivacco ed ingenuamente propongono destinazioni e percorsi alternativi.
Il diavolo, però non fa i coperchi. Due ore prima della partenza, M.
dà forfait accusando non meglio precisati disturbi.
Data la delicatezza della situazione, decido di prepararmi il terreno: abbandono il fornelletto nello
sgabuzzino e lascio a casa qualsiasi
derrata cucinabile.
In macchina cambia la destinazione: decidiamo per il
Bric Cassin; la tenda, anziché alle Sorgenti Maira, la pianteremo a Pratorotondo.
Il vallone è immerso in una lepegosissima nebbia serale. Veniamo autorizzati
a montare le tende nel prato accanto al paesino; subito dopo, scatta l’operazione cena. Mi immedesimo nel fu Mario Merola e fingo di cercare disperatamente e inutilmente knorr e fornelletto. Impreco contro la malasorte che ci costringerà, nostro malgrado, ad infilarci in trattoria. La sceneggiata non funziona. I due compari estraggono serafici dallo zaino ben 3
buste di cibo liofilizzato e un fornelletto da astronauti che in cinque minuti
permette di scodellare e condividere un imprendibile risotto ai funghi; seguono
una crema sempre rigorosamente ai funghi
e un secondo risotto, indovinate voi a che gusto. Disperazione e mal di stomaco
mi impediscono di godermi il Nero d’Avola con il quale L. cerca di
rimediare all'orrida cena. Distrutto nel morale e nel fisico,
mi fiondo in tenda. Passo la nottata a combattere con il rumore del torrente e
con i piatti di pansoti che popolano i miei sogni.
Alle 6.30, sveglia. La tenda è
fradicia ma non ci si può far nulla. Smontiamo, carichiamo tutto in macchina e partiamo.
Di colazione, ovviamente nemmeno a parlarne. Guadagnamo ancora qualche metro di
dislivello proseguendo sino al bivio per il Colle Ciarbonnet. A stomaco rigorosamente vuoto, ci mettiamo in marcia.
La giornata è splendida, il
vallone anche.
Verso Prato Ciorliero |
A rendere la situazione perfetta manca solo un grosso pezzo di
focaccia con la cipolla. Spuntiamo sul ciglio di Prato Ciorliero e iniziamo la
risalita verso il Passo della Gardetta. Incontriamo diversi bunker,
apparentemente in buone condizioni. Il più grande si trova proprio lungo il
sentiero. Entriamo con le dovute cautele. Neutralizzati i cecchini, procediamo circospetti
verso il colle. Al passo, il controluce ed un po’ di foschia impediscono di
gustare il bel panorama verso la Meia.
Cinque minuti di pausa e
svoltiamo verso la cresta che collega Bric Cassin e Cassorso. Si sale con un
po’ di fatica. Raggiunta la costa, L.
“va a dare un’occhiatina” verso il Cassorso che è di un centinaio di metri più
alto. Io e A. ci dirigiamo invece verso la più vicina vetta del Bric Cassin e,
soprattutto, verso i panini che attendono il loro destino in fondo allo zaino.
Non c’è sentiero, ma si cammina
in mezzo ai prati.
In discesa, poco sotto la vetta del Bric Cassin |
Un bel piano fiorito, poi gli ultimi metri in cresta, su un
comodo e tranquillissimo sentiero. Alla fine, abbiamo totalizzato circa 800
metri di dislivello, non un granché ma per stavolta bene così.
Ci interroghiamo sulle sorti di
L. Poco dopo, una sagoma si staglia contro il cielo sulla cresta del Cassorso.
Il Cassorso visto dalla vetta del Bric Cassin |
Ne
seguiamo le gesta e il trionfale arrivo in vetta ruminando il pranzo. Torniamo al bivio dove ci riuniamo alla nostra
cordata di punta.
L. si rifocilla, poi divalliamo per lo stesso percorso
dell’andata. All’una e mezza siamo dalla
macchina.
E’ finalmente arrivato il momento
di togliersi qualche soddisfazione. Ci catapultiamo ad Acceglio, dove un
barista che incredibilmente spicca zeneixe mi serve l’agognata Moretti e Sprite.
Essendoci mossi per tempo, il viaggio di ritorno scorre senza intoppi, e arrivo
in tempo per il saggio di ginnastica di mia figlia.
Tutto inutile: Ricky rifiuta di
assistere a 21220090896 esercizi ritmicoginnici e dichiara fieramente che
resterà a casa. Fingo di rimproverarlo, ma non appena l’ala femminile esce, lo
invito a cena, e festeggiamo lo scampato pericolo.
Gli anelli di cipolla fritti non
sono proprio come i raviolos occitani, ma ho fatto comunque un bel passo avanti
dalla knorr di ieri sera.
E poi, la birra è buonissima.
Commenti
Posta un commento