L'importante, è saper dove andare



Il Chersogno, visto dal traverso tra il Colle della Bicocca e il Bivacco Bonfante



Il prezzo del carburante, divenuto insostenibile, spinge il sempre attento S. ad elaborare nuove strategie per ottimizzare i consumi.
Ed infatti, alla partenza non c’è traccia alcuna della Soudmobile. Sono invece presenti tre maleodoranti dromedari, caricati con  grosse casse di legno. A seguire, un paio di mesti pachidermi con idonea cesta porta persone. S.,  in  divisa da domatore di bestie feroci, assume il comando delle operazioni.  Prima di essere sgamati dai  guardiani notturni del Circo Medrano, ci mettiamo in movimento, seguendo un percorso alternativo.
Al tramonto siamo arrivati grossomodo all’altezza di Varazze. Accenno una timida protesta, facendo presente che i tempi cominciano a farsi stretti. Il capo carovana mi spiega con condiscendenza che siamo perfettamente in linea con i nostri programmi, tanto che è prevista una sosta di un intero giorno all’autogrill di Altare. Diluendo il viaggio in una settimana avremo inoltre modo di allestire alcuni spettacoli di piazza nei paesini del Cuneese, ciò che ci permetterà di rientrare dalle spese di viaggio.
Il venerdì pomeriggio arriviamo nei pressi di Stroppo.    I pezzi della Soundmobile vengono estratti dalle casse e disposti ordinatamente su un prato.   Istruzioni alla mano, S. comincia a ricomporre il puzzle. Alle 5 della domenica mattina l’auto è incredibilmente in condizioni di marcia.    Servendosi di un’apposita pipetta Pasteur, S. fa cadere alcune gocce di gasolio nel serbatoio e fa una rapida prova di accensione.  Trionfanti saltiamo a bordo. Ci sarebbero, in effetti, alcuni dettagli da sistemare – ad esempio il sedile del guidatore piazzato al contrario e la leva del cambio nel bagagliaio;  ma si tratta, appunto, di dettagli e non abbiamo dubbi che la nota destrezza del nostro pilota ci permetterà completare la nostra missione raggiungendo il Colle Bicocca.
Dopo aver recuperato dal serbatoio il gasolio dimenticato nella fase di test, S. mette in moto. Per ottimizzare i consumi la strada verso il Colle Sampeyre viene percorsa in sesta marcia a 97 km/h di media. L. accusa qualche leggero fastidio, che S. addebita alla scarsa digeribilità della carne di dromedario.
Al Colle Sampeyre comincia la parte più tecnica del percorso automobilistico che viene affrontata, prudentemente, ad una velocità media di 5 km/ora.  Trattandosi di 8 km di percorso, i conti sono presto fatti. Alle 9 di mattina – e quindi ad una settimana e 4  ore dalla partenza – siamo finalmente in grado di attaccare il sentiero.
Rimane, però, da capire per dove, in quanto:
-          Io ed A. puntiamo al Chersogno
-          S. alla Marchisa
-          M. al Pelvo d’ Elva
-          L. non ha ancora deciso ma pare orientato sulla Trattoria dei Cacciatori di Prazzo.
Dopo una rapida consultazione, decidiamo democraticamente che ognuno faccia un po’ quel che vuole. I velocisti decidono di andare alla Marchisa (o almeno così pare), io ed A. al Chersogno. L’accordo è di incontrarci su quest’ultima cima.
Il sentiero fa un lunghissimo traverso in falsopiano, poi risale brevemente per entrare in un anfiteatro nel quale si trovano alcuni laghetti ed il bivacco Bonfante. S., L. e M. vanno avanti spediti; io e A. ce la prendiamo comunque comoda, visto che tutto lascia pensare che in vetta dovremo aspettare gli altri per un bel po’.
 

Il Chersogno visto dai pressi del Bivacco Bonfante


Superato il bivacco, arriviamo all’attacco di un’ immonda rampa di terriccio e sfasciumi sulla quale è in corso di svolgimento un’autentica processione di gitanti. Rassegnato, affronto il disgustoso pendio.  Arranco penosamente: Dio solo sa quanto tempo ci metto a salire questi 250 metri di dislivello. Superato il colle attacco l’ultima rampa.  Cinquanta metri sotto la vetta mi appare quella che immagino essere un’allucinazione dovuta al caldo e alla fatica. Cosa ci fa S. qui? Rapida spiegazione: la Marchisa è troppo lontana, quindi hanno deciso di salire al Chersogno e, poi, al Pelvo d’Elva. Auguro loro ogni bene e mi avvio a raggiungere la cima, letteralmente infestata di gente.
Guardo velocemente il panorama e imbocco la discesa.  Poco prima dell’anfiteatro raggiungo A..  Ci fermiamo a mangiare qualcosa davanti al bivacco.  Sul pendio di erba di fronte, S., M. e L. salgono verso il colletto. L. va decisamente piano.
In ogni caso, io ed A., dopo un po’ di panciolle ci dirigiamo verso la Soundmobile, che raggiungiamo in largo anticipo sul resto della truppa, che arriva solo alle 18.
L., sconvolto, scambia me ed A. per due sommergibilisti del Terzo Reich. Per farlo salire in macchina ordino astutamente l’immersione rapida. Mentre chiudiamo i boccaporti, S. che si è rapidamente travestito da ufficiale medico della Kriegsmarine gli rifila una non meglio precisata pasticca miracolosa, che in breve lo tira fuori dalla botta di stanchezza.
Il ritorno al Colle di Sampeyre sarebbe persino divertente, non fosse per il precipizio a margine della sterrata. In un paio di occasioni il Großadmiral S. deve sbarcare l’intero equipaggio a causa delle pessime condizioni del mare; e infine riesce anche a portare l’u-boot sugli scogli. Per fortuna i danni sono quasi nulli.
Scendiamo in picchiata verso il fondo della Val Maira affrontando in folle, come al solito, la discesa.
La Moretti finale si fa attendere a causa di un improbabile cantiere che impone un chilometrico quanto inutile senso unico alternato. In circa mezzora di coda veniamo incrociati solo da un ciclista dalla pedalata melanconica. La maglia è quella della gloriosa Vitalicio Seguros.  Scopriamo che il tristo personaggio è in realtà il  leggendario Prudencio, fratello del grande Navarro, smarritosi nella tappa dell’ Alpe d’Huez al Tour del 1999 e mai più ricomparso. Ci chiede se abbiamo visto passare il fratello maggiore. L., cinicamente, gli indica la salita verso il Colle di Sampeyre.
La velocità di crociera è intanto calata ai consueti 25 km/ora.
Gloriosamente approdiamo al solito spaccio di fondovalle dove vuotiamo il frigorifero delle birre.
Raggiungiamo Genova, dove inspiegabilmente (ma anche no) S. decide di non rientrare in autostrada per arrivare da Sampierdarena a Staglieno.
Il risultato è che batto tutti i record rientrando a casa alle 23: 5 ore esatte dal Colle della Bicocca a Recco, per una media di poco superiore ai 40 km/ora.

Niente male, eh?

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