Vecchi amici
Salendo verso Punta Martin - Il M. Penello |
Nel giro di un annetto o poco più,
riusciamo a combinare. E, quindi, con Marco e Carlo si va a Punta Martin,
partendo direttamente da casa di Carlo, che sta a Pegli.
Del percorso ho ricordi vaghi,
l’ho fatto una volta nel 2006 e, quasi in cima, sono dovuto scappare a causa
del vento troppo forte. Di certo c’è che la parte alta della gita passa in
posti che mi piacciono, non poco.
Per una volta, si comincia a camminare ad un ora giusta. Carlo, che è del posto, ci guida su per un sentierino che dopo un po’ si ricongiunge con il segnavia. Il cielo è nuvoloso, ma le previsioni dicono che dovrebbe aprirsi. Meglio per noi, che affrontiamo la salita al fresco.
Ci fermiamo per una sosta tecnica in località Cian de Figge.
Intanto, Gromit ha individuato l’odierno destinatario delle
sue attenzioni; Carlo, così motivato, sfodera una prestazione da fuoriclasse e
sparisce in testa, marcato stretto dal quattrozampe. Io e Marco, prudentemente,
osserviamo lo sviluppo degli eventi dalle retrovie. Come da previsioni e da
speranze, pian piano esce un po’ d’azzurro, nemmeno troppo convinto però.
La salita continua graduale, direi
quasi che si tratta della salita perfetta. Ci fermiamo all’ultima sorgente poco
sotto il Penello, arriviamo in costa e di lì saliamo in vetta.
Abbiamo salito 1000 metri senza praticamente accorgercene.
Ultimi passi prima della vetta |
Abbiamo salito 1000 metri senza praticamente accorgercene.
Peccato per la maccaja che rovina
il panorama, e per un escursionista-fighetta che mal sopporta il povero Gromit
costringendoci a lasciare la vetta. Chi ci rimette, è Carlo cui Gromit presenta
gli omaggi della ditta.
Marco, intanto sfodera una giusta
quantità di focaccia marca Tossini che dividiamo fraternamente. Io e lui la
gustiamo col prosciutto, Carlo con Gromit.
Si scende a S. Carlo di Cese,
tanto per fare un anello. La presenza di
tralicci rovina il paesaggio, che repentinamente riprende quota quando alla
fine della discesa il profumo di tuccu mi
guida ad una perfetta osteria, piena di gitanti domenicali intenti ad un
proficuo confronto con piatti di pansoti e lasagne. Mi accontento di una Moretti,
ripromettendomi di approfondire tutta
una serie di altre questioni con più
calma.
Saliamo su un malinconico
corrierino che raccatta tutte le quindicenni smandrappate della valle e ci
scarica infine a venti minuti da casa di Carlo, che raggiungiamo alla bell’e
meglio.
Che dire? Bella gita, per
l’amicizia e l’affiatamento che ci hanno fatto trascorrere una bellissima
giornata, per la brevità del trasferimento che mi ha permesso, per una volta,
di passare più ore negli scarponi che in macchina e di tornare a casa presto,
in modo da potermi godere un po’ di riposo dedicare la serata ad una cena tra
amici in quel di Avegno.
Un insegnamento?
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