Pietre


La settimana si incarta in infinite discussioni sui possibili luoghi nei quali affliggerci nel weekend. I più infoiati propongono con nonchalance autentici giri punitivi, altri, approfittando della generale insipienza, lasciano cadere con la massima serietà nomi di cime esistenti solo nella fantasia di qualche impiegato del catasto ticinese.
Tutte le destinazioni trovano almeno un irriducibile oppositore.
Quando ormai non restano che la monetina o il classico ognuno per sé,  Dio per tutti, S. se ne esce bel bello proponendo gli inopinati  Bresses e Tablasses che immagino essere, nella ridente  Valle Gesso, l’equivalente dei Sigg.ri Cialancion e Ciaslaras da Acceglio.
Nessuno ha il coraggio di spiegare a S. che le due montagne, come la spiaggia di Camogli, sono state realizzate con il materiale di risulta di una galleria (a Camogli del treno, qui dell’ ENEL). Trattasi, quindi, di due squallidi mucchi di zetto. Stremati dalle discussioni, tutti accondiscendono.
Io, intanto, mi preparo alla gita dormendo una media di 45’ nelle tre notti precedenti.

L’appuntamento, al solito, è  disumano.  Ore 5.00 a Ge Est. 
Gromit è fuori campo, escluso dal cervellotico regolamento del parco, che per preservare la natura selvaggia giustamente permette le quattro ruote motrice dei quad, ma esclude le quattro zampe del mio compare.
Caricato l’equipaggio di giornata, il propulsore a curvatura della Soundmobile ci fa raggiungere in men che non si dica una velocità ipolimacidea tendente a - .  La griglia spazio-temporale si deforma generando gli ovvi effetti collaterali. L’indicatore del consumo istantaneo segnala che il motore materia-antimateria dell’ Ape Cross TD ricarrozzata Mégane  sta  generando 3,25 litri di gasolio ogni 100 km.  Alla radio passano  le notizie del giorno prima.  In ogni caso, M. e F., stremati dalle continue manovre tiro-rilascio finalizzate ad evitare possibili sforamenti del limite dei 5 lt/100 km. cominciano ad assumere un colorito verdastro. Alla Data astrale -312041.0958904 arriviamo alle Terme di Valdieri.
Dopo una breve quanto approfondita discussione sul sentiero da seguire inerpichiamo l’ Enterprise sino al Piano della Casa.
La strada risale attraversando alcune pietraie, poi raggiunge la conca sommitale, circondata da amene quanto ampie pietraie. 

Cominciamo così a cammminare. Il sentiero supera varie pietraie e zone costellate da sassi e rocce sparsi, per poi sbucare nella conca dei laghi di Fremamorta, formata da estese pietraie che scendono dalle pietraie soprastanti.


Lago sottano di Fremamorta
 Mordor, in confronto, sembra l’ Irlanda.
 
Lago Mediano di Fremamorta
 Nel frattempo pago tutte le (non volute) notti bianche infrasettimanali, e prevedendo che intopperei i bellicosissimi programmi degli altri, decido signorilmente di levarmi dai piedi.
I collezionisti di cime procedono con baldanza su per una traccia che superato un pendio pietroso, raggiunge il colle di Bresses, donde, per pietraie, senza fisso sentiero si perviene sulle cataste di zetto meta di giornata.

Io, invece, divallo a passo di anziano frequentatore di bocciofile e bottiglioni,


La serra dell' Argentera vista dai pressi dei Laghi di Fremamorta

concedendomi anche il brivido di un taglio alla chilometrica mulattiera militare. Il tracciato alternativo scavalca una pietraia e poi fa un lungo traverso sul bordo di un precipizio che domina le ampie distese pietrose del fondovalle.
Arrivo ciondolando a fondovalle intorno alle 15. Il piano è geniale: ingozzarsi di cibo e poi farsi una pennichella in attesa del ritorno dei soci. Penso, con amarezza, ad un impianto portatile per la birra alla spina che ho stupidamente lasciato a casa.
Dopo circa mezz’ora di perlustrazione trovo uno spazio di circa 50 cm x 50 non occupato da sassi, pietre o roccioni e provo a sedermi. Il terreno è, ovviamente, una palude.
Dopo l’ingozzo faccio per coricarmi, cerco l’ombra e vengo esaudito: le tipiche nubi basse della Valle gesso cominciano ad intasare il cielo. Pile, poi giacca, poi camminare avanti ed indietro.
Il posteggio si vuota, rimaniamo solo io, l’ 850 T di S. ed il furgone di una famiglia di scappati di casa, che cominciano ad arrancare gli sparuti cardi che si annidano tra una pietra e l’altra – presumo per la frittata della sera.

Intorno alle 18 spunta E. con tanto di scheda a microchip per riavviare l’Enterprise e portarla al Gias delle Mosche dove pare intendano ricomparire i sassisti. Mi conferma che hanno optato per un giro fascista via Prefouns e Valasco, che ricordo come chilometrico.

Quando sono quasi le 19 comincia ad esserci un po’ di animazione lungo il pendio. Dalla foschia viene estratto una specie di Celentano con i capelli bianchi che scende sgommando da una pietra all’ altra con una corsa dal discutibile stile. Ovviamente ci preoccupiamo. Ci comunica che tutto è a posto a parte che degli altri due, una ha vomitato per la fatica circa 32 volte e l’altro è col piede a bagno nel Gesso causa distorsione in vista del traguardo.
Bene o male tutti arrivano coi loro mezzi.

È finalmente l’ora di cominciare la via crucis del ritorno, interrotta solo da qualche vomitata e da una Moretti arraffata nel baretto di un anonimo mucchio di case in elegante pietra locale.
Tra un conato e l’altro ritroviamo la A6, che scendiamo in folle, compreso il pericolosissimo elicoidale poco prima di Savona.  La velocità iperluminare getta lo scompiglio, spazio e tempo si stirano sin quasi a sguararsi e poi si accorciano di nuovo, dimodoché scarichiamo la povera vomitabonda F nel corretto luogo (Ge Ovest) ed ora (le 21 di sabato).

Demoralizzato per la débacle scendo dalla rossa astronave del capitano S.; mi catapulto verso casa (e frigo).
La mia dolce mogliettina mi consola, giustificando il mio squallido ritiro con la stanchezza, e, per completare l’ opera mi dice che ha avuto per me un pensiero speciale: invece che la solita Fischer, stavolta mi ha comprato una sapida birra corsa.
Mi prende un nodo alla gola. Stappo la Petra, riflettendo sulle perle di vetro di Hermann Hesse e sulla griglia spazio temporale.
Dal televisore, il Dr. Spock mi guarda, incursiosito.


Commenti

  1. Solidarietà a Gromit!

    Ciao
    Skeno

    p.s. non è un caso che io bazzichi poco le Marittime

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