Lost in the wood


Dopo un po' di trattative si decide di andare a fare una gita in giornata.

Destinazione – proposta da Piero – tal vallone della Valletta che da Aisone risale fino alla base della Rocca la Paur.

Attacco del sentiero a quota 1450 circa in località Pinet, raggiungibile in auto su sterrata.

La gita mi pare sin dall' inizio alquanto originale, per non dire sospetta.

Tiro un paio di googlate, e subito salta fuori che la strada per Pinet è chiusa al traffico. Commento di un escursionista: sarebbe anche una bella gita ma partire dal fondovalle (che lì è fondo davvero – parliamo di neanche 850 metri!) la rende impossibile o idiota.

Telefonata a Piero. La risposta è tranquilla: poco male, partiamo dall'altro fianco del vallone: andiamo in macchina a Moja che è solo 100 metri più bassa di Pinet e di lì magnifica e progressiva sarà l' escursione.

Consultazione di cartine di tutti i generi: da Moja, che se ne sta sui 1300 con Cochi e Renato, partono solo un ipotetico sentiero per il Vallone del Reduc ed un tratto di sterrata che poi si perde miseramente nel nulla all' inizio del vallone della Valletta. Consulto anche la IGM secondo cui, nel punto in cui finisce lo sterro, passa(va?) una mulattiera che si congiunge con quella che arriva da Pinet.

Mi arrendo.

Partenza alle 5.30 da Recco, viaggio senza intoppi sino ad Aisone.

Dopo averci fatto visitare tutte le sterrate senza sbocco della valle la dea bendata passa dalla nostra, e ci porta in una radura con un inequivocabile cartello che ci conferma di aver raggiunto la nostra meta. Sono le 8.30.

Messi gli scarponi seguiamo la stradella che dovrebbe portarci all' ingresso del vallone della Valletta.

La strada, lasciata la lepegosissima radura, attraversa in leggera discesa una tipica zona da fondovalle: bassa quota, boscaglia di faggi, umidità e depressione.

Lo sterrato corrisponde alla traccia GPS ma dopo che abbiamo perso una trentina di metri di dislivello Piero comincia a farsi sempre più diffidente e malmostoso.

Due tornantini in discesa che ci portano ad un impianto di captazione sul fondo del vallone (1250 mt) lo esasperano definitivamente e lo fanno decidere che siamo fuori rotta. 
Il posto fa schifo.

Sull' altro fianco del rattaiolo, poco sopra noi, c'è un sentiero che va nella giusta direzione. Piero è uomo saldo nelle sue convinzioni, tanto da non vederlo (o sono io che ho i miraggi???), così per non risalire, risaliamo(!) alla partenza e seguiamo l' altra sterrata, quella che poi diventa il sentiero per il Vallone del Reduc: sulla carta IGC 50.000.- c'è segnato un traverso che più in alto porta senza dubbio alcuno nel vallone della Valletta!
Saliamo fino alla vertiginosa quota di 1500 mt ma di bivio non c'è traccia.

Disperato tentativo di trovare un sentiero che attraversi tra felci, sassi e foglie marce: nulla, nemmeno una colombina piccina picciò come premio di consolazione: amaniti e basta.  Dopo un imbriccamento di una mezz'ora, letale per le mie ginocchia, torniamo alla fine dello sterro.

Nel frattempo sono quasi le 11. Mi sono assolutamente rotto le scatole di sassi felci foglie marce amaniti, io volevo la montagna ed aver perso una giornata spettacolare in un posto che a confronto Santo Stefano diventa il Circo della Concordia mi stava facendo girare vorticosamente il velopendulo.

A quel punto probabilmente la mia faccia dev'essere stata un libro aperto, così quando Piero comincia a dire "potremmo andare al laghetto del Re….." la frase gli si spegne sulle labbra e, di sua spontanea iniziativa,  gira i tacchi per raggiungere la confusa ed incolpevole Subaru verde inglese.

Immagino piani alternativi con pranzi occitani in qualche bettola di fondovalle, poi preso dal rimorso dico a Piero di andarci lui al laghetto, se piacer gli fa: io lo aspetto alla macchina.

Così facciamo, l' amico ha il piede veloce perché all' una è di ritorno all' auto.

Sosta tecnica a Demonte dove compriamo una cartina non risalente ad altra era geologica, la quale ovviamente ci conferma che il sentiero che cercavamo non esiste (e forse nemmeno è mai esistito).

Giustamente puniti per arroganza ed ignoranza torniamo a casa gustando comunque amicizia e chiacchiere.

In tempo per una birretta, e per farci rovinare la serata dal Cesena.



 
PS ovviamente nemmeno il laghetto del Reduc esiste: è solo una macchia di inchiostro azzurro caduta per sbaglio sulla cartina di un sognatore o di un pazzo (stipendiato dall' IGC) .
 


 

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